STORIA DELLA LINCE IN EUROPA, IN ITALIA E SULL'ARCO ALPINO

La lince eurasiatica è una specie autoctona dell’Europa, che colonizzò nel tardo Pleistocene e dove piano piano sostituì la lince iberica su gran parte dell’area, ad eccezione della penisola iberica. Il motivo per cui la lince eurasiatica ha sostituito la lince iberica nella maggior parte dell’Europa non è ancora chiaro. Si suppone, comunque, che per qualche tempo le due specie fossero simpatriche (vale a dire occupassero le stesse aree di distribuzione). 

Perciò in passato l’areale di distribuzione della lince si presentava ampio e continuo in Europa; in Italia era presente su tutto l’arco alpino, mentre nella parte centro-meridionale della penisola le prove oggettive della sua esistenza non sono più recenti del neolitico-età del bronzo (Ragni 1998). Negli ultimissimi secoli si verificarono diverse contrazioni e frammentazioni dell’areale, per cui la lince scomparve da tutte le regioni di pianura occidentali e meridionali d’Europa, riuscendo a sopravvivere soltanto in ambiente montano, come sui Pirenei, sul Massiccio Centrale in Francia, sulle Alpi, nella foresta boemo-bavarese, nelle foreste dell’Europa settentrionale e orientale e con alcune popolazioni isolate in Europa centrale. Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 si registrò il minimo storico di consistenza della lince nel vecchio continente, con l’estinzione di quasi tutte le popolazioni dell’Europa occidentale, il ritiro delle popolazioni dell’Europa orientale e meridionale a ridosso dei Carpazi e dei Balcani e con la riduzione e la frammentazione delle popolazioni a nord.
Anche in Italia le popolazioni di linci autoctone sono sparite tra la fine del XIX secolo ed il primo quarto del XX secolo.
Le ultime evidenze sulla lince, per la parte orientale delle Alpi, risalgono al 1837 nel Cadore e al 1872 in Alto Adige, mentre nella parte occidentale agli anni ‘20 del secolo scorso. Ciò ha comportato la completa eradicazione della specie dal nostro Paese.

Le cause del declino

I motivi che hanno portato a un drammatico calo nelle popolazioni di linci europee tra l’800 e il ‘900 devono essere ricondotti a fattori antropici diretti o indiretti. La lince in Italia e in Europa è stata infatti sottoposta, così come gli altri grandi carnivori, a una lunga persecuzione da parte dell'uomo, che ne ha causato una notevole riduzione demografica.
Oltre agli abbattimenti diretti di linci, ritenute una minaccia per il bestiame e considerate competitori nella caccia agli ungulati, lo sfruttamento delle foreste e l’espansione di aree coltivate hanno comportato un’alterazione degli ecosistemi, la distruzione dei siti di rifugio delle linci, la frammentazione dei loro areali e, soprattutto, la drastica riduzione delle loro prede, quali capriolo, cervo, camoscio ecc.  

Le reintroduzioni e la lenta ripresa

Una nuova legislazione a tutela della specie e una serie di programmi di reintroduzione, ufficiale e non, messi in atto negli anni ’70 (Breitenmoser e B. -Wursten, 1990) lungo l’arco alpino, e il ritorno delle specie preda, hanno favorito il ritorno della lince nei luoghi in cui era stata sterminata. La Svizzera in primis (dal 1971 al 1976) e poi la Slovenia (1973) hanno condotto alcune operazioni di reintroduzione con notevole successo. Visti i risultati incoraggianti, successivamente Italia (1975), Austria (dal 1976 al 1979), Francia e Germania hanno tentato di reintrodurre alcuni esemplari a loro volta, ottenendo però minori risultati. Fino alla fine degli anni ‘80, le neo-popolazioni provenienti da Slovenia e Svizzera hanno registrato una crescita consistente. Successivamente però l’espansione ha subito un rallentamento (dovuto anche all'apertura della caccia alla lince in Slovenia).
Nei primi anni ’80 si sono quindi riscontrate le prime frammentarie segnalazioni in Trentino Alto Adige, Val d’Aosta, Piemonte (Val d’Ossola), Veneto (provincia di Belluno) e Friuli Venezia Giulia.
Sembra che inizialmente la colonizzazione della lince in Italia abbia seguito due direttrici preferenziali di spostamento degli individui migranti da est, centrate sul Carso triestino-goriziano e sulle Prealpi Giulie.

Foto: lince eurasiatica, C. Frapporti - Archivio Servizio Foreste e fauna PAT

Altri progetti di reintroduzione sono stati avviati negli anni ’90 in vari Paesi europei, ma con risultati alterni. I due progetti di maggior successo sono rimasti comunque quello sloveno e quello svizzero, grazie ai quali si sono costituite due popolazioni di lince: una nei monti Dinarici e nelle Alpi Sud-Orientali e una nelle Alpi Nord-occidentali. La prima ha subìto già a partire dagli anni ’90 un progressivo calo. Ciò anche perché in Slovenia, terminati i progetti di reintroduzione (1978-1994) la lince è divenuta specie cacciabile. Tutt'oggi permangono nelle Alpi Sud-Orientali pochi individui a rischio di estinzione; un nuovo progetto Life (Life Lynx 2018-2023) prevede nuovi rilasci e misure gestionali volte a favorire la ripresa della specie.

A partire dal 2001 con il lancio del Progetto Luno, progetto di traslocazione della lince in Svizzera nordorientale (Canton San Gallo),attivo dal 2001 al 2009, almeno 12 linci provenienti dalle Alpi Svizzere e dal Jura sono state rilasciate nella Svizzera nord-orientale; il progetto ha avuto successo e la piccola popolazione è tutt'ora in crescita.

La popolazione della Svizzera Occidentale si è progressivamente espansa sulle Alpi francesi negli anni ’80 e ‘90. Grazie a ciò, anche in Francia nel giro di un ventennio è stato possibile assistere ad un incremento demografico generale, con conseguente espansione della specie verso il sud del paese, anche se in aree discontinue. Attualmente le popolazioni di linci alpine sono costituite dunque da 2 principali sotto-popolazioni originate dalle suddette reintroduzioni nelle Alpi occidentali (Svizzera e Francia) e nelle Alpi slovene.
Nel 2005 parte il progetto internazionale denominato SCALP (Status and Conservation of the Alpine Lynx Population) volto a monitorare  e gestire le linci a livello alpino.
Tra il 2005 e il 2007 il numero di linci stimate sulle Alpi era intorno agli 80-130 esemplari.  Gli esemplari stimati per l’Italia (10-15) erano probabilmente individui in dispersione, provenienti dalle popolazioni svizzera e slovena.

Nel 2018, in Europa si stimano 8.000 – 9.000 linci, suddivise in 11 popolazioni (http://www.lcie.org/Large-carnivores/Eurasian-lynx ).
In Italia, la lince è presente con pochissimi esemplari in Friuli – Venezia Giulia e in Trentino, dove è ancora presente almeno una lince (il maschio B132).

Mappa SCALP 2018

Qui l’evoluzione della distribuzione della lince in Europa in mappe dagli anni ‘90 ad oggi (FONTE: KORA e MALME “Metapopulation Approach for large Mammals in Europe”): https://www.kora.ch/malme/06_map-centre/6_1_distribution-carnivores/lynx/europe/lynx-distribution-europe.htm

La lince in Italia e in Trentino

In Italia e sulle Alpi, tra l’ultimo decennio del XX secolo e il primo del XXI secolo le Alpi orientali (dal tarvisiano al Veneto e fino al Trentino orientale) sono state interessate da un naturale fenomeno di ricolonizzazione da parte di esemplari provenienti probabilmente dalle popolazioni slovena e svizzera. Sporadicamente sono stati segnalati alcuni individui anche in Lombardia, Valle d'Aosta e Piemonte, provenienti con ogni probabilità dalla Svizzera.

In Trentino il monitoraggio della specie è iniziato dalla seconda metà degli anni ’80, con il ritorno della lince sul territorio provinciale, in particolare nel Trentino orientale, dove sono comparsi alcuni esemplari di origine incerta che sono stati presenti sul territorio per almeno un decennio (Ragni 1998). Vi sarebbero stati anche casi di riproduzione (Ragni 1998). Sin dall'inizio, le tecniche di monitoraggio utilizzate dal Servizio Foreste e fauna della PAT per questi individui sono stati i metodi tradizionali (ricerca di piste su neve, monitoraggio delle predazioni e verifica delle segnalazioni pervenute). Agli inizi del XXI secolo le segnalazioni di lince in Trentino orientale scompaiono, in relazione con ogni probabilità ad atti di bracconaggio che avrebbero eliminato i pochi esemplari presenti.
In Provincia di Trento la presenza della specie è nuovamente accertata a partire dal marzo 2008, quando un esemplare maschio, denominato B132, fece la sua comparsa dapprima in Val di Sole (Vedi “La storia di B132”).

L’animale, proveniente dalla piccola e reintrodotta popolazione svizzera del Canton S. Gallo, ha raggiunto il Trentino occidentale attraversando prima l’Engadina (dove è stato anche catturato e dotato di radio collare dal personale del Parco Nazionale Svizzero), poi l’Alta Valtellina ed infine il passo della Sforzellina, posto ad oltre 3.000 m di quota (probabilmente la quota maggiore mai documentata sulle Alpi per il felide). La presenza della lince in territorio trentino, documentata principalmente grazie alla telemetria, è stata immediatamente segnalata da parte del Parco Nazionale Svizzero al Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento, con il quale erano stati presi contatti all'indomani della cattura e applicazione del radiocollare, proprio in previsione di possibili spostamenti oltre confine della giovane lince.
B132 nelle prime settimane in Trentino ha percorso la sinistra orografica della val di Sole, fino a spingersi nell'alta Val di Non, soffermandosi brevemente anche in territorio sudtirolese (Lauregno-Proves). Si è quindi diretto decisamente verso sud, arrivando sul gruppo di Brenta e stabilizzandovisi.

Foto: lince, Miha Krofel