Gestione dell’orso in Trentino, alcune precisazioni
Alcune informazioni recentemente diffuse da un Comitato risultano scorrette o fuorvianti. È quindi opportuno fornire alcuni chiarimenti, basati sui dati ufficiali e sulla documentazione tecnica prodotta dal Settore Grandi carnivori del Servizio Faunistico della Provincia.
La distribuzione degli orsi in Trentino ha avuto un’espansione naturale, non è ferma. L’home range delle femmine, in particolare, è in lenta ma costante crescita: tra il 2003 e il 2023 è aumentato del 137%, fino a coprire l’intero Trentino occidentale. I maschi presentano invece una maggiore capacità dispersiva, come ben noto nella letteratura scientifica. Anche la densità complessiva della popolazione è in linea con quella delle altre popolazioni di orso europee, con valori pari a 1,61 orsi ogni 100 kmq su tutto l’areale e di 2,5 orsi ogni 100 kmq nell’areale delle femmine (dati 2023).
Non corrisponde al vero dunque l’affermazione secondo cui l’areale riproduttivo delle femmine sarebbe limitato alla zona del Brenta. In realtà l’area utilizzata dalle femmine è molto più vasta, circa sette-otto volte maggiore, come ampiamente illustrato nei Rapporti annuali sul monitoraggio dell’orso, che si invita a consultare su questo sito.
Per quanto riguarda la consanguineità, non esiste allo stato attuale un problema concreto, come confermano i genetisti (vedi da ultimo l’aggiornamento presente sul Rapporto Grandi carnivori 2024). Le possibili problematiche future sono note e previste sin dall’avvio del progetto e proprio per questo vengono monitorate dalla Provincia. Ad oggi non sono emersi effetti negativi né “sulla struttura fisica” né sul “comportamento degli orsi trentini”.
Riguardo alla presunta “insufficiente o totale assenza di corretta informazione alle popolazioni locali”, si tratta di un’affermazione che non trova riscontro nell’attività svolta negli ultimi vent’anni. La Provincia investe infatti in molteplici strumenti e iniziative di comunicazione: dalla produzione e diffusione di materiali informativi aggiornati (opuscoli, brochure, linee guida per la convivenza, campagne specifiche rivolte a residenti e turisti sia sui giornali, sia in tivù e sul web), mentre i canali online dedicati vengono aggiornati costantemente con notizie, dati, rapporti tecnici e aggiornamenti tempestivi sulla presenza dell’orso. Sono stati inoltre realizzati incontri pubblici, corsi per allevatori e agricoltori, giornate di sensibilizzazione sul territorio, interventi mirati nelle zone più interessate e un costante lavoro di relazione con amministrazioni comunali, enti locali e portatori di interesse.
È invece corretto affermare che la “portanza sociale” per la presenza dell’orso sia oggi ridotta. Una situazione che è stata documentata direttamente dalla Provincia attraverso sondaggi condotti da enti demoscopici terzi nel 1997, 2003, 2011 e 2024. Le recenti consultazioni nelle valli, pur legittime, non hanno aggiunto elementi nuovi rispetto a quanto già noto. È importante sottolineare che la scarsa accettazione sociale non deriva dai presunti problemi indicati dal Comitato, bensì dal fatto che una delle principali misure gestionali previste — la rimozione dei soggetti problematici — è stata negli anni fortemente ostacolata dai ricorsi giudiziari. Il mancato tempestivo intervento nei confronti degli individui più problematici ha determinato un aumento degli incidenti (KJ2 e JJ4 hanno attaccato due volte), la morte di una persona e lo sviluppo di comprensibili timori e polemiche nella popolazione.