Giovedì, 05 Febbraio 2009

140 danni registrati, con indennizzi per 62mila euro. Finanziate 77 opere di prevenzione.

Un anno con 24 orsi: presentato il rapporto 2008

È stato presentato ieri sera al Museo Tridentino di Scienze naturali il “Rapporto Orso 2008”, curato dal Servizio foreste e fauna della Provincia, con la collaborazione del Parco naturale Adamello Brenta. Il numero di orsi presenti in Trentino e nelle regioni adiacenti ha toccato quota 24 (di altri quattro esemplari non si hanno notizie da un anno ma potrebbero quanto prima “farsi vivi”); 412 sono stati i campioni organici raccolti sul territorio per realizzare il monitoraggio genetico; 140 i danni denunciati e 62mila euro i risarcimenti. 77 sono state invece le opere di prevenzione dei danni distribuite, per proteggere soprattutto capi di bestiame e apiari.

“Il rapporto Orso 2008 – ha detto in apertura di serata Maurizio Zanin, dirigente del Servizio provinciale foreste fauna, – è un importante strumento per proseguire nella missione che ci siamo dati dieci anni fa, quando con la reintroduzione di alcuni esemplari provenienti dalla Slovenia abbiamo affrontato assieme al Parco naturale Adamello Brenta il compito di conservare l’orso. Dopo un decennio, malgrado alcune criticità che tutti ben conosciamo, i segnali sono positivi. Nel Rapporto (che consultabile anche su internet al sito www.orso.provincia.tn.it) i dati sono tutti palesi, non ci sono numeri nascosti. È anche questo un modo per far progredire il progetto e per raggiungere gli obiettivi che ci siamo proposti”.
È toccato invece a Claudio Groff, curatore del rapporto, sintetizzare le cifre più significative. 412 sono stati i campioni organici raccolti nel corso del 2008 (la punta massima di tracce l’abbiamo registrata nel 2004 con 783 campioni). Questa grande mole di informazioni (derivanti soprattutto da peli e da escrementi) e le successive analisi genetiche ci portano a dire che la popolazione di orso bruno che ha gravitato in Trentino e nelle regioni vicine nel corso del 2008 ammonta ad almeno 27 esemplari, di cui tre però sono morti nel corso dell’anno appena chiuso; dei 24 esemplari “vivi”, dodici sono maschi e dodici femmine, mentre la loro età media è di 4,42 anni. Di altri quattro orsi nel corso del 2008 non sono state rilevate tracce: secondo i protocolli che il progetto s’è dato, bisognerà attendere la fine del 2009 per stabilire se debbano essere considerati mancanti, oppure se riprenderanno a dar notizie di sé magari già alla fine del letargo e in tal caso andranno ad aggiungersi al numero complessivo. Undici orsi (due maschi e 9 femmine) hanno già raggiunto la maturità sessuale e sono in grado di riprodursi; attualmente i cuccioli sono sette (quattro maschi e tre femmine) suddivisi in tre cucciolate certe. Complessivamente sono comunque 35 gli orsi nati a partire dal 2002. Aggiungendo, a questi 35 orsi nati, i nove orsi “fondatori”, raggiungiamo una presenza complessiva, ma solo teorica, di 44 esemplari.
Dal 2002 al 2008 sono venuti a mancare sedici orsi (4 cuccioli, 6 giovani, 6 adulti); di loro, otto risultano non rilevati geneticamente negli ultimi due anni, sette sono morti e uno è ridotto in cattività (Jurka). Le sette morti sono da addebitare in tre casi a cause naturali (MJ1, DG1 e Brenta), nei restanti quattro casi a cause umane (JJ1, JJ3 abbattuti legalmente all’estero, KJ2G1 morta in un incidente durante un’operazione di cattura e F1 a seguito di incidente stradale).
Particolare è la storia di JJ3, figlio maschio di Jurka e Joze, nato nel gennaio del 2006 e che ha frequentato il Canton Grigioni, in Svizzera, a partire dal giugno 2007. A partire dall’estate sempre del 2007, ha cominciato a ricercare incessantemente il cibo anche in vicinanza di centri abitati, non mostrando alcun timore nei confronti dell’uomo. Per modificarne il comportamento, le autorità elvetiche l’hanno catturato e lo hanno munito di radiocollare, senza però sortire alcun effetto sia nel corso dell’autunno 2007 sia nella primavera 2008. È stato quindi classificato come “orso pericoloso” sulla base di quel che prevede il Piano svizzero di gestione orso – 2005” ed è stato abbattuto il 14 aprile 2008. Il giorno prima, invece, il 13, l’orsa Jurka era stata trasferita nel nuovo recinto in località Casteller, dove tuttora vive.
Diversa la sorte capitata all’orsa KJ2G1, che è annegata nelle acque del lago di Molveno dov’era incidentalmente scivolata nel corso di un’operazione di cattura dopo esser stata narcotizzata dal personale addetto. Un terzo cucciolo di sesso femminile, invece, figlia di Daniza, è morto il 18 luglio 2008 nel corso di un investimento stradale.
Nel corso del 2008, 74 sono stati gli interventi della squadra d’emergenza, in quindici casi con intervento diretto sull’animale colpendolo con proiettili di gomma (nove volte su DJ3, due volte su KJ1G1 e KJ2G1, quattro volte su orsi non identificati).
Per ciò che concerne l’utilizzo del territorio da parte della popolazione di orsi, anche il 2008 è stato caratterizzato da vasti spostamenti da parte di alcuni esemplari. L’area complessiva interessata dalla presenza degli orsi nel 2008 è stata pari a circa 17mila kmq (valore però esclusivamente teorico, dato che gli areali effettivamente visitati sono assai più limitati), anche se le femmine sono concentrate attorno al Brenta, alla Paganella, al Gaza, al Monte Bondone e nelle Giudicarie, su un territorio di circa 1.160 kmq. Presenze di orsi “trentini” sono state registrate anche in Svizzera (Canton Grigioni), in Alto Adige ma anche ad Asiago (fino a qualche settimana fa l’attività del plantigrado era ancora segnalata sull’altopiano dei sette comuni). Altri sconfinamenti sono stati registrati nelle province di Bergamo e di Brescia e nel veronese (Monte Baldo), il che conferma che la reintroduzione della specie non riguarda solo le valli del Trentino occidentale, ma una più ampia zona delle Alpi centrali.
I danni a causa dell’orso rilevati nel 2008 sono stati 140, con un esborso per indennizzi di circa 60mila euro, cifra record più che doppia rispetto agli esborsi del 2007 (meno di 30mila euro). Particolarmente colpiti gli alveari e il bestiame, mentre le opere di prevenzione sono state 77 (31 per preservare il patrimonio apistico e 46 quello zootecnico), per una spesa complessiva di 18.413,00 euro.
Un’appendice del “Rapporto Orso 2008” fa invece il punto sulla situazione della presenza della lince sul nostro territorio: il 23 marzo 2008, infatti, venne segnalata la presenza di un esemplare (sconfinato dalla vicina Engadina, dov’era stato in precedenza catturato e munito di radiocollare) nell’Alta Val di Sole. Si tratta di un giovane maschio di circa 24 chili che porta il codice identificativo di B132. Dopo aver visitato la Val di Sole, l’Alta Val di Non e il territorio sudtirolese di Lauregno e Proves, la lince si è diretta a sud ed è andata a salirsi nell’area delle Dolomiti di Brenta, a stretto contatto con il “cuore” della popolazione di orsi bruni. Qualcuno aveva ipotizzato che la presenza della lince in Trentino fosse il risultato di un presunto rilascio illegale: queste speculazioni sono state in realtà smentite dal monitoraggio telemetrico e dagli accertamenti genetici, che hanno dimostrato l’origine naturale e selvatica del giovane esemplare.
La serata di presentazione del Rapporto è stata conclusa dall’intervento di Filippo Zibordi, del Gruppo di ricerca e conservazione dell’orso bruno del Parco naturale Adamello Brenta, che ha illustrato in sintesi l’attività del parco in questo specifico settore. “Tutelare l’orso – ha tenuto a ribadire Zibordi, – è un dovere istituzionale per il Parco Adamello Brenta, che è nato anche per questo. È una sua missione fondante, quindi, attivata fin dal Piano faunistico del 1995 e riconfermata dal Piano del Parco del 1998. Perché tutto questo? Perché la presenza dell’orso in Trentino ricrea l’equilibrio naturale tra fauna selvatica e ambiente”.

Fotoservizio a cura dell’Ufficio stampa

Comunicato 229

ORSO