Martedì, 04 Luglio 2006

Il workshop è stato organizzato dal Ministero dell’Ambiente italiano in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento

Orso delle Alpi: esperti di vari paesi al lavoro oggi al Casteller per definire le future intese internazionali

Necessari protocolli condivisi affinché eventi come quello di JJ1 non debbano ripetersi

Un primo passo per arrivare alla stesura di protocolli internazionali e transfrontalieri per la gestione congiunta dell’orso bruno nell’arco alpino, così da evitare che episodi come quello dell’abbattimento di Jj1 (o “Bruno”) non debbano ripetersi: questo il senso dell’incontro di lavoro organizzato oggi dal Ministero italiano dell’ambiente e tutela del territorio (Direzione Protezione della natura-Divisione Protezione della flora e della fauna) al Casteller di San Rocco di Villazzano, presso Trento, in collaborazione con il Dipartimento Risorse forestali e montane della Provincia autonoma di Trento, presenti delegazioni di Francia, Austria, Germania, Svizzera, di alcuni governi locali (oltre a Friuli e Lombardia, Trento e Bolzano, la Baviera, la Carinzia, il Tirolo), del Wwf austriaco (che ha compiti gestionali) e dell’Unione europea (un commissario del comparto Natura e biodiversità). Si è trattato non di un incontro politico, ma tecnico, visto anche che era stato convocato prima dell’abbattimento dell’orso trentino in Germania: un incontro però – a detta di Pier Luigi Fiorentino, dirigente generale della Divisione flora e Fauna del Ministero dell’Ambiente del Governo italiano - di grande importanza, che ha consentito ai responsabili della gestione dell’orso dei vari paesi coinvolti di cominciare a confrontarsi su tematiche quali il monitoraggio, i protocolli di gestione (“collaraggio”, banca dati, eventuali cattura dell’animale e così via) nonché di definire in linee generali i possibili accordi futuri fra i diversi soggetti dell’arco alpino.

L’incontro si è aperto con i saluti del responsabile del Dipartimento risorse forestali e montane della Provincia autonoma di Trento Romano Masé che, senza naturalmente entrare nel merito delle polemiche di questi giorni sull’abbattimento di Jj1, ha sottolineato però come questa vicenda mostri che il progetto Life Ursus ha bisogno di fare un ulteriore passo in avanti, uscendo dai confini italiani e coinvolgendo anche gli altri paesi europei come quelli presenti oggi al Casteller.
“Le esigenze emerse – ha riepilogato Masé – sono dunque due: da un lato, dar vita ad un raccordo internazionale sempre più stretto fra tutti gli attori coinvolti nel progetto di ripopolamento dell’orso nell’arco alpino; dall’altro, lavorare sulla formazione e soprattutto sull’informazione riguardante il rapporto uomo-orso ed in generale il rapporto uomo-natura. I protocolli infatti sono sì importanti, ma se poi non c’è consapevolezza nel tessuto sociale non si raggiunge alcun risultato.
“Il progetto Life Ursus – ha concluso Masé – dimostra però che se c’è la volontà di gestirla, la convivenza fra uomo e orso è possibile anche in un ambiente fortemente antropizzato. In questo senso, ribadiamo la piena disponibilità sia della Provincia autonoma di Trento sia del Parco Adamello-Brenta a collaborare con tutti coloro che sono interessati a portare avanti questa significativa esperienza”.
Il rappresentante del Ministero all’ambiente italiano Pier Luigi Fiorentino ha ipotizzato la stesura di un accordo simile a quello già raggiunto per la gestione del lupo nelle Alpi. “L’Italia - ha aggiunto – riguardo all’orso può portare al tavolo del confronto la sua esperienza con il protocollo Pacobace che ha visto coinvolti il Ministero dell’Ambiente, l’Istituto nazionale per la conservazione della fauna selvatica, le Province autonome di Trento e Bolzano, le Regioni Lombardia, Veneto e Friuli.
“Domani – ha aggiunto Fiorentino – sarà firmato anche un nuovo, importante Protocollo per la tutela dell’orso bruno marsicano in Abruzzo: anch’esso, sulla falsariga di quanto messo a punto per la gestione dell’orso bruno nelle Alpi, vede coinvolti i vari attori scientifici e politico amministrativi, dal Governo alle regioni agli enti locali fino alle università e agli istituti di ricerca che seguono la problematica”.
Nel corso dei lavori, protrattisi fino al tardo pomeriggio, i tecnici trentini hanno presentato l’organizzazione esistente sul nostro territorio in merito soprattutto a prevenzione dei danni, monitoraggio e gestione delle emergenze collegate alla presenza dell’orso. L’approccio trentino ha suscitato molto interesse nelle delegazioni degli altri paesi così come degli altri enti territoriali interessati.
I rappresentanti del ministero dell’ambiente tedesco e della Baviera hanno invece spiegato le ragioni che hanno portato all’abbattimento dell’orso trentino. Il comportamento dell’animale è stato descritto come estremamente confidente nei riguardi dell’uomo (con frequenti ingressi nei centri abitati); peraltro in un primo momento la decisione che era stata assunta era quella di procedere alla cattura dell’orso. In seguito, e operando in stretto contatto con consulenti austriaci (e avendo come punto di riferimento i protocolli in vigore in Austria) si è deciso per l’abbattimento. Da parte italiana non sono state espresse in questa sede particolari osservazioni critiche sull’evento, quanto piuttosto rammarico per la perdita dell’animale.
In chiusura dei lavori, è emersa una generale convergenza da parte di tutte le delegazioni presenti sulla necessità di trovare un più forte raccordo internazionale. Sul piano politico, il Ministero per l’ambiente italiano promuoverà un’azione in questo senso verso i ministeri di Svizzera, Francia, Austria e Germania. Verrà anche perseguito un raccordo a livello tecnico-operativo con la stesura e la sottoscrizione di protocolli comuni, affinché le decisioni in futuro vengano prese in via condivisa.

Fotoservizio Rensi e filmato Busacca (in coda alle immagini l’intervista a Pier Luigi Fiorentino, dirigente generale della Divisione Flora e Fauna del Ministero dell’Ambiente italiano).

SCHEDA: Intervista a Pier Luigi Fiorentino, dirigente generale della Divisione flora e Fauna del Ministero dell’Ambiente del Governo italiano.

Che cosa emerge dall’incontro di oggi al Casteller per quanto riguarda la gestione dell’orso bruno?
Si tratta di un momento molto importante per la gestione dell’orso nelle Alpi occidentali perché per la prima volta ci troviamo tutti assieme per affrontare questo tema. C’è anche la Francia che ha voluto partecipare perché ha in corso un’esperienza analoga a Life Ursus. Abbiamo iniziato una discussione che speriamo abbia un esito positivo soprattutto nello scambio di tutte le tecniche e le conoscenze che si sono accumulate fino ad oggi.
Nella vicenda di Jj1 che cosa non ha funzionato?
Non c’è stata una preparazione sufficiente per capire che siamo in una situazione di ripopolamento di una zona da dove l’orso è scomparso da più di 200 anni e per valutare che cosa significa veramente la presenza dell’orso; in Trentino questa condizione è ormai sufficientemente nota per capire che quelli che potrebbero essere scambiati come momenti di pericolo per l’incolumità della popolazione in realtà sono comportamenti dettati, molto probabilmente, da un disagio dell’animale. È facile scambiare per aggressività manifestazioni causate da paura o disambientamento. L’animale è in una fase di dispersione, sta cioè cercando una nuova collocazione. Su questo andrebbe fatto uno studio. L’abbattimento dell’orso ci impedisce di farlo. Quindi per noi il valore negativo dell’atto sta innanzitutto nel fatto che l’abbattimento dell’animale non ci consente di determinare che cosa si sarebbe potuto verificare al termine di questa fase di spostamento e forse di ricolonizzazione di un nuovo territorio.
Esistono accordi specifici fra le nazioni o le regioni coinvolte nella gestione dell’orso o si tratta di un obiettivo da raggiungere in futuro?
È un obiettivo che vorremmo raggiungere a cominciare dalla riunione di oggi. Peraltro noi eravamo già in contatto con gli altri paesi interessati dal vagare dell’orso, tanto è vero che questa riunione di lavoro era stata preventivata prima dell’abbattimento. Purtroppo l’abbattimento è avvenuto, quindi quella che poteva essere una riunione destinata ad esaminare le possibilità di salvezza dell’orso deve prendere atto della nuova situazione che si è determinata nel frattempo. Pensiamo quindi di doverci preparare ad affrontare altre situazioni che sicuramente si manifesteranno, perché noi pensiamo che quanto successo possa riproporsi nel futuro.

Comunicato 1663

ORSO