Il monitoraggio dei “rub trees” (grattatoi) fornisce nuove, interessanti immagini sui plantigradi
Orso "bianco" ripreso da una fototrappola
Nel corso del 2010 è stata sperimentata dall’Ufficio Faunistico della Provincia autonoma di Trento, con il supporto di un tesista e del Parco Naturale Adamello Brenta, una nuova metodica di raccolta dei campioni organici di orso (peli) da utilizzare nelle analisi genetiche, indispensabili per avere una approfondita conoscenza dello status della popolazione e per il monitoraggio dei singoli individui.
Rifacendosi alle tecniche adottate negli Stati Uniti e in Canada, sperimentate per la prima vola in modo sistematico in Italia ed in Europa, si sono monitorati a tal fine i “rub trees” (grattatoi), ovvero particolari piante che vengono prescelte dai plantigradi per segnalare ad altri animali della stessa razza la propria presenza, grattandosi sull’albero e marcandolo così con il proprio odore e con i peli che rimangono sulla corteccia. L’identificazione ed il monitoraggio di queste peculiari piante permettono, con periodici controlli, di recuperare campioni di pelo in maniera economica e continuativa.
Partendo da un set di 47 piante conosciute si è giunti a monitorare oltre cento siti, in prossimità di alcuni dei quali sono state installate delle fototrappole per accrescere le conoscenze su questo fenomeno sinora di fatto poco noto. Ed è proprio da queste fotocamere automatiche che giungono interessanti documenti: fra i centinaia raccolti, si segnalano due filmati ripresi le settimane scorse nel gruppo Paganella-Gazza, in pieno giorno, mentre quasi sempre le riprese sono notturne, a raggi infrarossi, considerato che gli orsi sono attivi prevalentemente di notte.
Il primo video ritrae un individuo decisamente particolare, probabilmente maschio, dal pelo chiarissimo, quasi bianco-giallastro. L’esemplare, va detto, è con ogni probabilità lo stesso già segnalato nel corso di questa primavera e nel 2010 in Sud Tirolo, sui monti della destra Adige. Il colore del mantello nella specie orso bruno può variare molto, passando da tonalità molto scure sino a quelle chiarissime. La presenza di esemplari dal mantello così chiaro nella specie “Orso bruno” è assai rara, ma segnalata anche in altre parti del mondo. Cosa diversa è il fenomeno dell’albinismo, che costituisce come noto una forma patologica.
Il secondo filmato riguarda invece una femmina con tre cuccioli di un anno e mezzo, intenta ad esaminare lo stesso grattatoio. La circostanza evidenzia una atteggiamento, ancora da accertare con studi più prolungati, che vede le femmine più interessate ad analizzare i rub trees per ricavarne segnali di presenza dei maschi, che non a marcarli esse stesse.
Uno strumento di monitoraggio nuovo dunque, allo stesso tempo poco dispendioso, efficace, e non invasivo, in quanto non interferisce in alcuna misura con la vita degli orsi.
Infine una segnalazione positiva: il mese di maggio ha fatto registrare una forte flessione del numero di danni causati dagli orsi, rispetto allo stesso periodo del 2010, (circa l’80% in meno), a fronte di un numero di avvistamenti e segnalazioni invece sostanzialmente comparabili.