Giovedì, 29 Settembre 2005

Il convegno di Riva sospende i lavori per un giorno, domani si riprende

16° Conferenza internazionale sull'orso: gli esperti in escursione nel Parco Adamello Brenta

E sul ciglio del sentiero ecco la “traccia” della presenza del plantigrado

Era il desiderio segreto di tutti i partecipanti all’escursione odierna nel Parco naturale Adamello Brenta: incontrare l’orso bruno trentino, autentica star della 16° “Conferenza internazionale sulla ricerca e sulla gestione delle popolazioni di orso”, in corso di svolgimento a Riva del Garda. Ben 150 esperti mondiali si erano infatti iscritti all’escursione nella zona dell’orso, attraverso un percorso che dal passo Grostè li avrebbe portati sulle rive del lago di Tovel. Alle 7 di stamani si erano dati appuntamento nel piazzale del Palacongressi rivano per raggiungere Madonna di Campiglio. L’incontro ravvicino, tanto desiderato, non c’è stato e si sono dovuti accontentare della traccia organica, lasciata con tutta probabilità nella giornata di ieri da un plantigrado appena sotto il passo Grostè, a quota 2200 metri. A notarla è stato Claudio Groff, funzionario del Servizio foreste parchi della Provincia autonoma di Trento e promotore della convention rivana. Un breve consulto, poi la conferma all’unanimità da parte dei massimi esperti mondiali: gli escrementi erano proprio di orso. Nessuno aveva notato lo sterco, lasciato a pochi metri dal sentiero: eppure, in quel punto, erano passati tutti e 150 esperti. C’è voluto l’occhio esperto di Groff per scorgere la macchia scura, confusa nell’erba bagnata. La gita è poi continuata senza altre sorprese – a parte l’avvistamento di qualche camoscio e di una coppia di caprioli – fino a Tovel, dove il gruppone di escursionisti è stato accolto da una polenta calda e dai canti del coro Lago rosso di Tuenno.

Per una giornata, le Dolomiti di Brenta hanno avuto la meglio sulle relazioni, i grafici e le analisi consumate nelle sale del Palacongressi di Riva del Garda. Il programma della 16° edizione della “Conferenza internazionale sulla ricerca e la gestione delle popolazioni di orso” consentiva oggi ai congressisti di rifiatare e scegliere di spendere la giornata tra un classico del turismo italiano, la gita a Venezia, e la più amena escursione nel cuore del Parco Adamello Brenta. In 150, su circa 300 delegati, hanno scelto di infilare scarponi e giacche a vento – considerato anche il tempo inclemente – e di affrontare il viaggio in pullman alla volta di Madonna di Campiglio.
La partenza tra la nebbia e i “lavori in corso” (sulle piste da sci) di passo Grostè hanno accolto la comitiva di scienziati che di buona lena ha imboccato il sentiero che, da quota 2461 metri, degrada verso le Crosette e il Turion Basso. E’ stato proprio nelle vallette sottostanti, a circa 2250 metri di quota, che sono state individuate le “tracce” dell’orso bruno. Il plotone degli esperti era già praticamente sfilato per intero nel tratto di sentiero che piega a sinistra verso il vallone, quando in coda Claudio Groff, uno dei funzionari più apprezzati del Servizio foreste e fauna, ha scorto a pochi metri di distanza dal sentiero il cumulo di escrementi. Breve deviazione e l’intuizione è diventata certezza. La notizia del ritrovamento ha fatto in breve il giro della comitiva e in molti si sono radunati attorno alla traccia orsina. Il consulto di alto livello è durato qualche minuto, giusto il tempo di accertarne le caratteristiche e ascriverne la paternità alla specie plantigrada.
“Quando ho scorto la macchia scura – racconta Groff – ho avuto subito la netta sensazione che si trattasse di sterco di orso. Mi sono avvicinato e ne ho avuto la conferma: si trattava proprio di escrementi di orso, rilasciati probabilmente nella giornata di ieri”. Il gran consulto del gotha della scienza mondiale in materia di orsi ha permesso di individuare da subito e con certezza anche la dieta dell’animale. “Erano chiaramente visibili le erbe ingerite in abbondanza dall’animale e una discreta quantità di insetti”, rivela Groff, a conferma della dieta estremamente varia adottata dai plantigradi.
L’orso, a parte i residui organici, non ha regalato altre sorprese alla comitiva di scienziati che attraverso un’escursione durata quattro ore ha toccato la zona di Campo Flavona, l’omonima malga, per scendere verso gli alpeggi di malga Pozzol e giungere infine in riva al Lago di Tovel. L’unico inconveniente è arrivato dalle condizioni meteo: una pioggerellina, a tratti insistente, ha disturbato i gitanti ma soprattutto ha negato agli ospiti stranieri (americani, spagnoli, indiani, giapponesi, canadesi ed europei) il paesaggio maestoso delle Dolomiti di Brenta, rimasto in gran parte avvolto dalle nubi e dalle nebbia.
Le ore trascorse sui sentieri dolomitici sono servite, in ogni caso, ad approfondire contatti personali e scambi di esperienze sui plantigradi dei rispettivi paesi. L’escursione è terminata in riva allo specchio d’acqua che un tempo regalava cromaticità purpuree, davanti ad un piatto di polenta fumante e la colonna sonora dei canti di montagna, intonati dal coro Lago Rosso di Tuenno. Applausi a scena aperta e poi via, verso l’ultima tappa: il Centro visitatori di Spormaggiore, dove ad attendere gli scienziati c’erano gli orsi veri. “Certo erano in cattività, ma è stato sempre meglio che vederli in fotografia”, ha osservato amabilmente la mamma ricercatrice alaskana accompagnata dalle due splendide figliolette di quattro e sette anni.
Domani la 16° edizione della “Conferenza internazionale sulla ricerca e la gestione delle popolazioni di orso” riprende i lavori con una serie di relazioni sugli orsi nordamericani: animali difficili, molto più dei cugini europei, ma che per interi territori (Alaska, ad esempio) sono considerati una vera e propria risorsa. E non solo faunistica, considerato il business milionario che ogni anno movimentano.

Fotoservizio a cura dell'Ufficio Stampa

Comunicato 2526

ORSO