ALIMENTAZIONE
Il lupo è un carnivoro generalista ed opportunista, con una dieta molto diversificata basata principalmente sulle prede più disponibili delle zone che frequenta e che quindi può spaziare dai bisonti del Nord America, a cervi, caprioli e camosci dell’Europa centrale, arrivando alla lepre artica, che conta il 55% della dieta del lupo artico (Dalerum et al., 2018) e fino anche ai salmoni o altri animali marini, come i lupi della British Columbia - Canada o dell’Alaska (Watts e Newsome 2016). Resta il fatto che il lupo è essenzialmente specializzato nella predazione di grossi erbivori selvatici, ma può includere nella propria dieta, all'occorrenza, anche mammiferi di piccole dimensioni (e.g., uccelli, marmotte, lepri, piccoli roditori), come anche frutti, carcasse, animali domestici e, in alcuni casi negli anni passati più che adesso, rifiuti (Ciucci e Boitani 1998; Boitani et al., 2003; Selva 2018). In base agli studi effettuati in Italia nel corso degli anni (Capitani et al., 2004; Marucco et al., 2008; Meriggi et al., 2011), la dieta del lupo in Italia è costituita quasi esclusivamente da ungulati selvatici, in particolare il cinghiale in Appennino o cervo, capriolo e camoscio sulle Alpi (Marucco 2014; Selva 2018). Capriolo e camoscio risultano le specie più utilizzate, cervo e cinghiale localmente importanti, mentre il muflone viene predato dove presente ed abbondante, probabilmente per le sue limitate strategie anti predatorie (Marucco 2014).
La predazione sul bestiame domestico è antica quanto la domesticazione stessa, anche se costituisce una percentuale relativamente piccola della dieta totale (Capitani et al., 2004, Angelucci et al., 2006; Gula 2008; Rigg et al., 2011); su questo aspetto la variabile critica è certamente l'accessibilità del domestico: laddove il livello di custodia e protezione è elevato ed efficace, il tasso di predazione è notevolmente minore (Angelucci et al., 2010; Marucco 2014). Anche da studi condotti in Piemonte, si evidenzia come gli ungulati selvatici costituiscano sempre e comunque la parte predominante della dieta (intorno al 90%), anche in estate quando le predazioni sui domestici sono regolarmente accertate, probabilmente perché spesso i domestici non vengono consumati completamente a causa del prelievo della carcassa per lo smaltimento successivo alle procedure di accertamento dei danni (Marcucco et al., 2014). E’ possibile che lupi in dispersione, molto probabilmente soli e senza conoscenza del territorio che stanno perlustrando, si approccino molto più facilmente ai domestici piuttosto che lupi facenti parte di branchi stabili, premesso comunque che ciò che fa la differenza sui danni è il sistema di protezione delle greggi.
La caccia da parte di un branco avviene generalmente all'interno del proprio territorio. La tecnica di caccia del lupo dipende dal tipo di preda: su prede di grandi dimensioni, come bisonti, cervi nordamericani o bovini adulti, di solito i lupi agiscono in branco e solitamente l’animale è attaccato prima ai quarti posteriori, in modo da essere immobilizzato e atterrato. Su prede di dimensioni medio-piccole, come caprioli o altri ungulati di modeste dimensioni, anche un lupo singolo può effettuare un attacco efficace, che solitamente si compie con un morso preciso nella regione retromandibolare (collo), così da inattivare la preda (Angelucci et al., 2010; Marucco 2014). La modalità di consumo delle prede molto probabilmente ha inizio dalla parte corrispondente al punto di attacco, probabilmente perché a questo livello la carne risulta già esposta (Mech 1970). In seguito vengono consumati, in successione, i muscoli, gli organi interni quali cuore, polmoni, fegato e tutti gli altri. Il fabbisogno giornaliero medio di carne di un lupo in Italia è quantificato in circa 2-5 kg (Boitani et al., 2003; Marucco 2014). Il lupo si è adattato ad una alimentazione non uniformemente cadenzata nel tempo, riuscendo a resistere per molti giorni senza cibo (Mech e Boitani 2003). Questi lunghi periodi di digiuno sono seguiti da grandi e rapide ingestioni di cibo: il loro stomaco ha, infatti, grandi capacità dilatatorie e la digestione avviene in poche ore.
In generale la predazione appare ampiamente orientata verso gli individui più accessibili, quali i piccoli dell’anno, gli anziani oppure gli animali maggiormente predisposti o vulnerabili in base a condizioni fisiche carenti: per scarso apporto nutrizionale, patologie, artrosi e zoppie, parassitosi ecc. (Murie 1944; Huggard, 1993; Mech e Boitani, 2003). Questo anche perché, secondo alcuni studiosi, il sistema ottimale per un predatore che voglia assicurarsi la continua disponibilità delle proprie specie preda prevede l’uccisione di quegli individui che sono comunque prossimi alla morte (malati, anziani ecc.), così da alterare il meno possibile il naturale tasso di mortalità della popolazione di prede (Slobodkin, 1968). Comunque, va specificato che tale inclinazione da parte del lupo non sembra confermata in tutti i casi analizzati (sul capriolo per esempio, specie preda di dimensioni medie, sembra che vengano regolarmente predati anche individui adulti in buono stato di salute; Marucco 2014) e appare dipendente dalla densità relativa delle specie preda (Carbyn, 1987; Mech e Peterson, 2003).