La leggenda di San Romedio
Nel quarto secolo dell'era cristiana, all'epoca di San Vigilio vescovo di Trento, viveva, in una solitaria e selvaggia valletta della Valle di Non, un eremita chiamato Romedio. Narra la tradizione che il vecchio anacoreta, sentendo prossima l'ora della sua morte, desiderasse compiere un ultimo viaggio a Trento per ricevere la benedizione del santo Vescovo. Ultimati i preparativi del viaggio, i discepoli di Romedio si apprestavano a sellare il vecchio cavallo dell'eremita quando videro un grosso orso che stava divorando tranquillo la povera bestia legata ai margini del bosco. Accorse sul posto, Romedio, senza alcun turbamento e senza paura dell'orso, ordinò a questo di accucciarsi e di lasciarsi sellare. L'orso indossò la bardatura del cavallo morto e così Romedio iniziò il suo pellegrinaggio verso Trento. Uno stormo di uccelli accompagnava la piccola carovana annunciando a tutti l'eccezionale viaggiatore che al suo passaggio compiva molti miracoli. Al suo arrivo a Trento le campane del Duomo suonarono a festa per rendere omaggio al singolare personaggio. A Sanzeno, in Val di Non, un santuario evoca la figura di San Romedio che visse, secondo la storia, molto probabilmente durante il ciclo longobardo e venne canonizzato verso il 1100. Attigua all'eremo, esiste un grande recinto dove sono tenuti vivi tre orsi a ricordo del noto episodio della vita del santo.
(da F.Osti "L'orso bruno nel Trentino" - 1999)