Perché gli orsi problematici in cattività non possono mai essere rimessi in natura?

Il Rapporto elaborato da Ispra (la massima autorità nazionale in materia) con supporto del Muse nel gennaio 2021 (https://grandicarnivori.provincia.tn.it/News/Documento-ISPRA-sugli-orsi-problematici-in-provincia-di-Trento-gennaio-2021) evidenzia che vi sarà sempre un certo numero di orsi “problematici” (vale a dire, responsabili di comportamenti considerati incompatibili con il contesto antropico in cui vivono) in Trentino, così come ovunque nel mondo dove grandi carnivori e uomini convivono a stretto contatto. L’adozione di tutte le misure di prevenzione (es gestione dei rifiuti, rimozione degli attrattivi, prevenzione e dissuasione ecc) è necessaria ma può non essere sufficiente. Animali problematici possono manifestarsi anche semplicemente “..per la predisposizione di alcuni individui o di alcune categorie di individui..” come precisa ISPRA nello studio citato. I gradi di problematicità possono variare; la previsione dello studio è che in Trentino nei prossimi anni si debba gestire grosso modo un esemplare - ma fino a cinque - problematico all’anno. Questa gestione non significa necessariamente abbattimento, anche se in determinati casi tale azione è necessaria e dunque prevista.

Il documento Ispra riporta anche in modo chiaro che, una volta custodito all’interno di un’area faunistica come quella provinciale del Casteler, un orso non può essere rimesso in libertà, come pure evidenziato da diversi studi scientifici che il documento cita. L’ulteriore grado di abituazione all’uomo che la cattività inevitabilmente comporta su esemplari di per sé già problematici al punto da non poter essere lasciati allo stato libero, esclude infatti che tali animali possano ritornare nell’ambiente naturale, in quanto costituirebbero un rilevante pericolo per l’uomo.


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