I lupi sono stati reintrodotti sulle montagne trentine?

No, il lupo è ritornato sulle Alpi in modo spontaneo a partire dai primi anni ‘90 quando, attraverso la Liguria, lupi di provenienza appenninica hanno raggiunto il Piemonte e la Francia. Dalle Alpi occidentali si è gradualmente intensificato un flusso di singoli lupi in dispersione verso la Svizzera e le Alpi centro orientali. Sulle Alpi centro orientali (di cui il Trentino fa parte) sono arrivati spontaneamente, a partire dal 2010 circa, anche singoli individui di lupo provenienti da est. Ne è un esempio Slavc, lupo maschio radiocollarato in Slovenia meridionale nel 2011, spontaneamente migrato in Lessinia (al confine tra Veneto e Trentino) dove, incontrando una lupa di origine italica (proveniente dalle Alpi occidentali) nel 2013 ha costituito il primo branco gravitante in quest’area della catena alpina. Da questo branco, anno dopo anno, sono partiti molti dei fondatori di nuovi branchi ora presenti in Trentino. Tali spostamenti di singoli esemplari, sia maschi che femmine (a differenza che per l’orso, dove gli ampi movimenti esplorativi sono fatti solo dai maschi) sono tipici della specie e ne determinano la grandissima capacità di ricolonizzare località anche distanti dai luoghi di vita delle popolazioni di origine: regolarmente, giovani adulti abbandonano il nucleo familiare per esplorare il territorio, in movimenti detti “di dispersione”, che possono in qualche caso raggiungere l’ordine di grandezza delle centinaia di chilometri. Laddove un esemplare solitario e in dispersione sopravviva fino a incontrare un esemplare di sesso opposto, questi possono costituire una nuova coppia, monogama, e da quel momento in poi territoriale, che si stabilisce su un’area priva di altri branchi di lupi dove, riproducendosi e difendendo il territorio, formerà un nuovo branco.

La ricolonizzazione del lupo sulle montagne trentine è peraltro inserita in un fenomeno che sta avvenendo su scala addirittura continentale: in buona parte d’Europa si sta verificando un rapido e diffuso ritorno della specie, dovuto alle migliori condizioni delle foreste rispetto al passato, all’abbondante disponibilità di specie preda (in particolare ungulati selvatici), al quadro normativo vigente e alla maggiore accettazione della specie da parte dell’uomo.


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